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La recensione de Il Tempo
 

Il teatro nella scenografia del Borgo
Compie le nozze d'oro la manifestazione dell'Istituto del Dramma Popolare. Prima di entrare nel merito dello spettacolo di quest'anno, vorremmo fare i complimenti a un'iniziativa che ha sempre mantenuto la propria coerenza.
Nel centro toscano, la piazza ha fatto da sfondo a una drammaturgia intimamente legata al tema religioso. Questo ci fa capire l'aggettivo «popolare», che San Miniato propone nel titolo. Popolare perché riguarda una conoscenza, come è quella legata alla religiosità, che investe un gran numero di cittadini. Ma in quel Popolare c'è anche il gusto di una definizione di teatro vicino. Un teatro che evita intellettualismi, che intende coinvolgere lo spettatore: nella mente e nel cuore. Tante volte abbiamo letto i drammi rappresentati in passato e ne abbiamo apprezzato la linea etica.
Quest'anno la proposta è quella de Il Re Pescatore, scritto dal francese Julien Gracq. La regia, come in passato, è stata affidata al polacco Krzystof Zanussi. Nel testo di Gracq tutto ruota intorno al Santo Graal: ecco la coppa, dove fu raccolto il sangue di Cristo. Ecco Klingsor, architetto del male teso a istigare la giovane Kundry nella corruzione di Re Amfortas, Poi il degrado della bellezza e della seduzione, da cui ferite che solo la giovane può «tamponare»: il piacere e il peccato possono offrire il momento, la possibilità momentanea. Mai la guarigione. Perceval, cavaliere della Tavola Rotonda, conquisterà il Santo Graal. Torneranno ai segreti dello spirito la purezza e la semplicità. Il nuovo destino di Perceval sarà quello di custode: di «emissario» diretto dell' Eterno. Colpisce quella frase che Amfortas pronuncia all'eroe, quasi a suggello di una missione perenne: «E' terribile per un vivente essere chiamato da Dio a respirare la sua stessa aria». Frase che, dal piano ieratico, può estendersi a quello laico, di tutti gli uomini. Di questo spettacolo, giocato sulla «natura» del luogo, piuttosto che sulle invenzioni scenografiche, piace la scenografia di Aldo Buti. Il quale gioca ogni elemento figurativo sul rispetto dell' architettura della piazza. Zanussi ha scelto una strada da Mansion medievale. Ha creato tanti luoghi della rappresentazione, ognuno dei quali era una «stazione» della vicenda. Gli spettatori potevano girarsi verso le azioni. Luci con squarci di blu, fiumi sgorganti dai «sassi» della piazza, cori di voci bianche hanno contribuito alla gradevolezza dello spettacolo che resta un momento significativo, non solo sul piano della scelta testuale. Diventa rappresentazione compatta grazie ad attori come Vincenzo Bocciarelli, Ludovica Tinghi e Riccardo Garrone. Successo vivo, la sera in cui abbiamo assistito a una replica, la terza.
Il Tempo 31 luglio 1996




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