Bolchi e il fascino per il «malessere» di Graham Greene
Sandro Bolchi, ritornato al teatro con un testo di Graham Greene dopo un'assenza durata ben 15 anni, si dichiara soddisfatto del successo che Il capanno degli attrezzi sta ottenendo a San Miniato, dove è andato in scena per la XXXI Festa del Teatro: «Mi sono lasciato affascinare — afferma Bolchi — dal dramma di Greene, che avevo già diretto in un'edizione televisiva degli anni Sessanta; un testo pieno di implicazioni pervaso da un senso di malessere, aperto a diverse letture; inoltre un'opera che rende possibile un complesso e approfondito lavoro sull'attore».
Il regista, notissimo ai telespettatori italiani per aver diretto un gran numero di teleromanzi e commedie, afferma di essere stato invogliato a mettere in scena un testo che è stato definito «giallo cattolico» o «giallo spirituale» da una circostanza apparentemente irrilevante. «Mi incuteva un certo timore la presema, negli spettacoli teatrali, del sipario; qui a San Miniato — prosegue Bolchi — di sipari nemmeno l'ombra; lo spettacolo lo abbiamo ambientato all'aperto in un parco stupendo e in un'atmosfera lunare e un po' agghiacciante. Si tratta — specifica il regista che ha al suo attivo anche altri allestimenti di testi di Greene (L'amante compiacente e La quinta colonna) — di uno spettacolo semplice e difficile al tempo stesso; un lungo brivido che dura due ore, nel corso delle quali si deve far luce su un miracolo, di cui tutti parlano come di un Colpevole».
L'opera di Greene si chiude con una ardua soluzione: il prete suicida ritorna alla vita e testimonia con la sua presenza della veridicità del miracolo. Un finale difficile per un'opera non facile. «Malgrado ciò — afferma Bolchi — gli spettatori afferrano ogni significato; c'è nel corso dello spettacolo una gran tensione e un gran silenzio; poi, alla fine tanti applausi quanti da tempo non avevo occasione di riceverne; considero però l'esperienza teatrale un episodio; ritornerò subito alla televisione con La coscienza di Zeno di Svevo, che avrà come interprete Dorelli».
FRANCESCA BONANNI, Il Tempo 19 luglio 1987
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