San Miniato: al «Dramma» seduce solo il linguaggio
L'attesa era tutta per il duello ruggente tra le due spade. E, invece, più che la messinscena di Ugo Gregoretti, ad ammaliare e sedurere l'attenzione del pubblico — oltre al magnetico Massimo Foschi, che rende un eccellente calco di Federico II, spregidicato e libero nelle idee e nei costumi — è stato il linguaggio variegato ed estroso (dal siculo al provenzale, passando per alcuni fraseggi in germanico) che ha coinvolto questo dramma, con tutto il suo fascino intellettuale, sospeso tra incanto e disincanto. Il resto è dialogo, alto e intenso, rotto soltanto da alcune incursioni del popolo che non lasciano però trasparire, quello che doveva essere il «dramma degli umili» a cui spetta solo l'incombenza delle «ferite». La tecnica di Eros Pagni calza senza entusiasmo i panni di Innocenzo IV, iracondo genovese, a tratti spinoso e roccioso. Accattivante, l'introverso Pier delle Vigne di Marco Spiga, ed efficace il borgognino di Francesco Gerardi. A restituire il perfetto affresco dell'epoca è bastata la bella piazza del Duomo. Ancora repliche fino al 26.
Carlo Baroni, La Nazione, 22 luglio 2000
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