Demonio Girone nel musical che viene dai Caraibi
Un grande poeta dei Caraibi appena laureato con il Nobel; un impresario assiduo a San Miniato, Giulio Patrinieri, che ha saputo "riunire una compagnia giovane e affiatata intorno a una star come Girone; un regista già famoso come compositore, Sylvano Bussotti, che ha anche disegnato scene e costumi; infine una traduttrice, la Palme Sanavio, che del testo (editore Adelphi) ha spremuto i ricchi succhi poetici: il risultato è stato un «colpo d'ala» per questa 47° rassegna della Festa del Teatro Sanminiatese, che fa bene sperare nel rilancio dell'Istituto per il dramma popolare. Di qui, Ti-Jean And His Brothers partirà poi in tournée e verrà anche a Milano; e il mio consiglio è di non perderlo.
Raramente uno spettacolo che ha la forma godibilissima della commedia musicale (ma senza gli artifici del musical di Broadway, nutrita di temi del più puro folk caraibico) ha saputo coniugare così bene comicità e poesia, epicità e fiabesco, riflessione morale e allegoria esistenziale. Merito del Walcott ma anche di Bussotti, il quale ha realizzato, su toni naif di sicura presa, uno stimolante meticciato fra il fiabesco dell'isola di Trinidad e i modelli europei: conscio - ha scritto don Marrucci, direttore dell'Idp - che la fiaba è come un'anguilla migratoria, che fra questa storia di tre fratelli in lotta con il diavolo e i misteri medievali, le favole di Grimm e di Perrault, di Nerval e di Gozzi, esistono sotterranei rapporti.
Dalla loro capanna in forma di nido, Gros-Jean, Mi-Jean e Ti-Jean partono per il mondo, benedetti dalla madre; ma devono misurarsi con il Maligno (travestito prima da vecchio e poi da proprietario terriero) che li provoca, complice un caprone infernale, affinché cadano in peccato. Vince Ti-Jean, un fratello di Pollicino, che con astuzia e allegria sconvolge i progetti del demonio. Il diavolo Girone (con regolamentari piede petulco e coda, curvo sotto fradice fascine, piantatore in divisa di colonizzatore e infine Belzebù a viso scoperto, da cattivo della «Piovra») conquista un successo personale per la verve ironica e i couplets cantati e gli estri delle sue incarnazioni.
UGO RONFANI, Il Giorno 24 luglio 1993
|