La ricerca della pace irrompe in scena
Nella cittadina toscana di San Miniato, dal 23 al 28 luglio, si è tenuta la 58esima edizione della "Festa del teatro", appuntamento annuale con opere e autori che hanno l'intenzione di stimolare la riflessione sui problemi e sulle inquietudini spirituali del nostro tempo.
Il testo dello spettacolo andato in scena, Il dilemma del prigioniero dell'inglese David Edgar, è incentrato sulle inevitabili difficoltà che incontra chiunque desidera avviare e portare a conclusione un processo di pace. "Il nostro non è un teatro di evasione, ma di impegno - ha spiegato Salvatore Ciulla, direttore artistico dell'Istituto dramma popolare di San Miniato, presentando lo spettacolo alla stampa -. Il teatro devozionale, così come la rappresentazione di idee astratte, non ci hanno mai interessato. Per noi "Teatro dello spirito" vuoi dire incarnare la verità cristiana in parabole del nostro tempo". La storia ha inizio nel 1989. In un'università californiana studenti e professori simulano un negoziato di pace tra un ipotetico governo, dichiarato illegittimo dall'Onu, e un gruppo di rivoltosi. Entrambe le parti non hanno mai esitato a far ricorso alla violenza. Ora che si trovano faccia a faccia sono chiamate ad ascoltare, e comprendere, le ragioni dell'altro. Eppure la diffidenza e la paura di lasciare prevalere le posizioni altrui ingabbiano le parti in un balletto lessicale, un continuo contestare termini ed espressioni dell'avversario, erose dal tarlo del sospetto. Nel corso di questo "gioco di ruolo" viene fatto cenno anche a quel "dilemma del prigioniero" che da il titolo all'opera. E' il bivio di fronte al quale si trova ogni persona arrestata insieme a un complice. Interrogato da solo, in una stanza separata dal proprio compagno, come si comporterà il prigioniero? Credendo che il complice abbia già "cantato" confesserà tutto, accettando uno sconto di pena? O piuttosto terrà duro, per non tradire la fiducia del proprio collega e sperare in un'assoluzione, correndo il rischio però di venire tradito e condannato al massimo della pena?
La rappresentazione ha coinvolto il pubblico e ha appassionato per una vicenda che riproduce molte situazioni d'attualità. La pace non è una cosa lontana da noi, ma dipende da ognuno di noi, in un gioco di parti che riviste alla luce del "dilemma del prigioniero" lascia lo spettatore con un po' di amaro in bocca. Riusciremo mai a uscire da questo dilemma? Pace sì o pace no? Potrà mai l'uomo vivere senza doversi tormentare con guerre, gelosie, invidie e spargimenti di sangue? Al termine del dramma, il dilemma resta aperto, intatto, senza soluzione, quasi senza speranza, come se per l'autore non ci fosse possibilità per l'uomo di uscire dal circolo vizioso dei torti e delle ragioni. E come se, anche, le possibilità di ottenere la pace non dipendessero dall'uomo, dal cuore di ogni uomo, ma fosse appannaggio solamente dei governi e dei governanti. Un testo, quello di David Edgar che ha messo il dito in una delle maggiori piaghe di questo nostro tempo, ma che, a nostro avviso, non è stato in grado di fornire quelle soluzioni che dal teatro dello spirito di San Miniato ci saremmo aspettati. Forse non sarebbe male tentare il recupero di testi che inseguissero di meno l'attualità e fossero in grado di affrontare alcuni dei conflitti interiori dell'uomo di oggi.
Francesco Zanotti, Corriere Cesenate, 30 luglio 2004
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