San Miniato, festa del teatro di qualità: «Facciamo riflettere sui nuovi conflitti»
Dalla storica figura del frate domenicano Bartolomeo de las Casas e la sua difesa 500 anni fa degli indios d'America dai conquistadores europei ai drammatici conflitti interetnici che vedono oggi contrapposti Occidente e Oriente, cristiani e musulmani. Con l'anteprima italiana de Il dilemma del prigioniero (l'immaginaria enclave musulmana della Drozdania chiede l'indipendenza all'ex repubblica sovietica della Caucasia) dell'inglese David Edgar, la 58a Festa del Teatro di San Miniato (che si chiude stasera) ha abbandonato le grandi figure religiose messe in scena nelle passate edizioni per abbracciare la più stretta attualità, «tenendo però sempre ferma l'ispirazione cristiana della nostra storica rassegna», dice il presidente della Fondazione Dramma Popolare di San Miniato, Gianfranco Rossi. «Il pubblico ha capito la nostra svolta - spiega Rossi - e il nostro sforzo di rappresentare l'attualità guardando ai conflitti in atto oggi, ma rifacendoci anche agli insegnamenti del passato». Una frase del testo di Edgar riprende per esempio Papa Giovanni XXIII («Non c'è pace senza giustizia»). «Mentre dovendo decidere tra pace e giustizia, forse per alcuni la pace può aspettare» si afferma mettendo in scena la scelta tra la virtuosa alternativa della diplomazia e del dialogo di fronte alla soluzione più drastica della violenza e del terrore. Grande successo anche per l'altra produzione della Fondazione Dramma Popolare («in futuro accentueremo sempre più la nostra capacità produttiva» annuncia Rossi), El Rey, sulla fase finale della vita di Carlo V, e per Apocrifi - Letture e suoni.
Massimo Iondini, Avvenire, 28 luglio 2004
|