La recensione
Quel prete è contro tutte le schiavitù
La trentacinquesima edizione della Festa del Teatro organizzata dall'Istituto del Dramma Popolare di S. Miniato si è presentata con una novità di Luigi Santucci «Ramon il mercedario» affidata alla regia di Lamberto Puggelli. Chi è Ramon? Un prelato spagnolo vissuto nella prima metà del 1200 in Catalogna che si iscrisse all'ordine dei Mercenari fondato da Pietro Nolasco con lo scopo di riscattare i prigionieri cristiani fatti schiavi dai Mori.
Per realizzare questo riscatto i Mercenari dovevano sottoporsi ad una serie di prove terribili e spesso mortificanti: Ramon, ad esempio, trascorse molti anni della sua vita insieme ai rematori schiavi di una «galera» e sopportò con rassegnazione cristiana le angherie cui venne sottoposto dagli sgherri dell'implacabile Barbaresco, il tiranno e despota del tempo.
Ma al tempo stesso si battè, con l'esempio, per la liberazione sociale degli schiavi, infonde loro coraggio e speranza non soltanto in vista della gioia e della felicità eterna, ma per stimolarli a conquistare anche nel mondo terreno condizioni di vita più giuste e migliori, contro le ingiustizie che opprimono i poveri e gli schiavi.
Di qui la presenza di una stimolante vena laica, mondana, la centralità del concetto di liberazione dell'uomo di ieri e di oggi — come ha sottolineato Santucci nella conferenza di presentazione — dagli inganni e dalla violenza dei Barbareschi di qualsiasi sorta che cercano di intrappolarlo e di alienarlo. Dramma, dunque, contro tutte le schiavitù, ma anche contro la schiavitù interiore dell'uomo, spesso smarrito, quando si lascia irretire dall'odio, dalla violenza, dai miraggi di fragili miti, dalle seduzioni di allettanti e vuoti richiami. Mediatore e protagonista emblematico di questa battaglia è Cristo, col suo esempio, con l'offerta della vita per riscattare gli uomini che non lo comprendono e lo hanno perseguitato e ucciso.
Per queste ragioni, Ramon, che si porta dentro il tormento della sua nascita dalla madre morta, che si è lasciato attrarre dalla fresca giovinezza di Manica costretta ad uccidersi per rispettare il patto d'amore con lui, intende imitare tangibilmente l'opera di Cristo, dare un carattere concreto ed operante al messaggio evangelico, accompagnare, in una parola, il tormentato viaggio esistenziale dell'uomo con l'esempio, con la prassi, con la ricerca continua degli altri, sia che sì tratti di colloquiare con l'amico Pedro o con gli stessi suoi persecutori. Cosicché l'appello che sale dalla scena non coinvolge soltanto il cattolico, il credente, ma diventa materia di riflessione e di scavo interiore per tutti coloro che dalla sofferta esperienza di ogni giorno, sentono tutto il dramma del vuoto dei valori ideali di solidarietà e di comunanza che proprio per la loro universalità valicano i confini e le etichettature ideologiche per assumere un carattere di ben più ampio disegno. Il testo ha il merito di evitare ogni didascalica valorizzazione della spiritualità tout court che risulta, come si è detto, continuamente verificata dalla concreta realtà di ogni giorno. Lamberto Puggelli ha giustamente messo in luce questo fondo laico in una scena di essenziale semplicità, ma ugualmente efficace affidata a Luisa Spinatelli, mentre il commento musicale, bello e iterativo è di Fabio Borgiazzì. Massimo Foschi ha conferito alla figura di Ramon tutti i connotati della sua complessa personalità, triste o esaltata, chiusa o speranzosa, fredda o trascinante, accompagnandola con una felice dizione e padronanza scenica. Al suo fianco Antonio Salines ha saputo esprimere egregiamente le ansie e la fede di Pedro Molasco, mentre Carola Stagnare è stata una Manica appassionata e combattuta da problemi più grandi di lei.
Edardo Borioli ha conferito al Barbaresco i tratti salienti del tiranno sordo e ottuso. Ricordiamo Riccardo Pradella, Gianni Esposito, Paolo Sinatti, Franco Pugi, Franco Piacentini, Massimo Tarducci e Bruno Santini. Molti applausi per gli interpreti e l'autore presente. Si replica a S. Miniato e, successivamente, a Firenze e in altre città italiane.
Giovanni Lombardi Paese Sera, Roma, 19 Luglio 1981
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