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L'Europeo - La recensione di Franco Cordelli
 

Il piccolo diavolo conquista San Miniato
Il più giovane dei festival toscani, quello di Radicondoli (Siena), appena cominciato con L'ultimo dei poeti (regia Massimo Luconi, protagonista Victor Cavallo) continuerà fino a metà agosto. La Toscana, per il teatro estivo, sembra l'ultima spiaggia. Ovunque si avverte la crisi. Ma Montalcino, San Miniato, Volterra, Montepulciano bene o male resistono. Il Cantiere di Montepulciano presenta nel suo calendario un solo spettacolo teatrale ma di cospicuo interesse: l'Edoardo II di Marlowe, per la regia di Giancarlo Cobelli. E uno spettacolo su cui avremo occasione di tornare quando sarà riproposto in inverno.
A San Miniato, invece, è andata in scena la proposta più stimolante dal punto di vista della scelta del testo. Chi di noi conosceva Ti-Jean e i suoi fratelli di Derek Walcott, il poeta caraibico vincitore del Nobel 1992? A San Miniato vige una scelta dei testi e degli autori rigorosissima. La «linea» è quella dell'ortodossia cattolica. Se accanto a manifestazioni laiche (cioè pluralistiche) ve ne fossero anche altre di diversa ma altrettanto chiara e coerente ortodossia, tutto andrebbe per il meglio. In Ti-Jean già il fatto che il protagonista sia il diavolo turbava (a quanto pare) gli organizzatori. Ma alla fine è prevalso il buon senso, anche a causa della natura quasi amabile di quel diavolo, della sua natura fanciullesca e primitiva. Egli agisce in un concerto di rane e grilli parlanti (in un contesto cioè animistico) e la sua favola non è quella della conoscenza come male, ma quella della conoscenza come bene: è il diavolo a ostacolare la conoscenza ed è Ti-Jean a vincere, anche come attore, quello straordinario, allegro, vitale nostro attore che è Remo Girone (la regia, burlesca e fantasiosa è di Sylvano Bussotti).
A Volterra un mare di spettacoli, di tutti i generi. Da Asti veniva Terremoto con madre e figlia di Fabrizia Ramondino (regia di Mario Martone, protagonista Anna Bonaiuto). Il testo purtroppo non mantiene ciò che promette: penso all'accoppiata Ramondino-Martone di Morte d'un matematico napoletano. In questo caso prevale un tono lamentoso, intimistico. Ben diverso il Marat-Sade di Peter Weiss che Armando Punzo ha messo in scena con i detenuti del carcere di Volterra. Uno spettacolo memorabile, anche se Punzo ha tagliato via tutta la parte raziocinante. Penso volesse sottolineare l'aspetto orgiastico e libertario del testo. Ma se il nichilismo di Sade viene meno, la rivoluzione si riduce a rivolta.
FRANCO CORDELLI, L'Europeo 9 agosto 1993




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