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La recensione di Italia Oggi
 

Debutta «L'impostura» di Bernanos
Fedele ad una tradizione che vanta ormai 43 anni, l'Istituto del Dramma Popolare di San Miniato ha sceuo anche quest' anno un debutto assoluto in Italia per ferire la nuova edizione della "Festa teatrale" ospitata nella località pisana. È toccato così a L'impostura dello scrittore francese Georges Bernanos, nella riduzione teatrale di Pascal Bonitzer e Gerard Wajcman che ha debuttato al "Theatre de la Ville" di Parigi nel marzo scorso, dare il via alla manifestazione. Dello spettacolo parigino è stata mantenuta la regia di Brigitte Jaques, le scene di Emmanuel Peduzzi e la musica di Marc Oliver Dupin, mentre Luigi Lunari si è preoccupato di offrire agli attori italiani una traduzione del testo.
E sono stati proprio gli attori italiani, tra i quali molti affezionati all'appuntamento con San Miniato, a meritarsi gli applausi convinti del pubblico che è rimasto invece più "freddo" riguardo al testo dello scrittore francese, di ispirazione cattolica autore tra l'altro di Dialogo di un parroco di campagna dei 1936 e del dramma postumo Dialoghi delle Carmelitane, caratterizzato da violenti conflitti spirituali.
L'uomo e la schiavitù della menzogna, ovvero il bisogno di Dio di servirsi di tutti gli uomini, anche degli impostori, per diffondersi sulla Terra, potrebbe essere una delle chiavi di lettura de L'impostura, scritto nella Francia degli anni Venti. Protagonista del romanzo di Bernanos è un colto e famoso prelato che perde la fede e, nascondendo i suoi tormenti, prosegue faticosamente il cammino. Intorno a lui si agita un piccolo popolo di mentitori più o meno coscienti della propria ipocrisia: giornalisti, uomini politici, altri uomini di chiesa ed un barbone incontrato una notte per caso. La riduzione teatrale, fortemente didascalica, ha diviso lo spettacolo in quattro quadri notturni di intensità ed efficacia molto diverse. In definitiva, il romanzo altro non è che una lunga riflessione sulla sincerità, innanzitutto con se stessi. L'assenza di azione ha costretto gli attori e il pubblico ad una prova di grandissimo impegno per "sostenere" la scarsa teatralità del testo. Il momento forse più emozionante di tutto lo spettacolo è stato il terzo quadro, quando il protagonista tenta un inutile confronto con la "menzogna professionale" di un barbone. Roberto Herlitzka e Mario Maranzana hanno saputo cogliere in questo dialogo il cuore della tematica proposta da Bernanos, inventando, grazie alla loro professionalità, una battaglia teatrale tra lo scrupolo colto e cinico del prelato e la istintiva necessità del barbone di vivere in una realtà "raccontata". Nonostante gli applausi riservati alla compagnia, che hanno premiato in particolare Roberto Herlitzka, Mario Maranzana e Antonio Pierfederici, anche questa edizione della "Festa Teatrale" di San Miniato ha sollevato alcuni interrogativi sulla opportunità di mantenere questo rigido statuto che pretende debutti assoluti in Italia e obbliga quindi gli organizzatori ad una ricerca sempre più difficile dei testi da proporre.
L'opera di Georges Bernanos, ad esempio, è intrisa di riferimenti e contesti troppo "francesi" e datati per essere apprezzati e colti appieno dal pubblico italiano. E questo, ha rinforzato l'impressione che forse da troppo tempo manchino dal palcoscenico di San Miniato testi e autori che sappiano proporre non solo le inquietudini spirituali ma anche le parole e lo spirito del nostro tempo.

Italia Oggi 21 luglio 1989




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