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Giornale del Popolo - La recensione di Riccardo Sprecher
 

Un lungo viaggio verso la luce
L'Istituto del Dramma Popolare ha presentato, nella splendida piazza del Duomo a San Miniato, un'opera surreale intitolata Il vento del cielo di Emlyn Williams, attore ed autore drammatico, nato nel 1905 a Mostyn nel Galles del Nord e deceduto a Londra lo scorso anno.
Il dramma, interpretato da un gruppo di ottimi attori sotto la direzione del regista Franco Meroni, esprime simbolicamente l'agonia del nostro mondo che ritorna però vivificato da una presenza misteriosa.
L'azione si svolge in un villaggio gallese di nome Blestin alla fine della guerra di Crimea, combattuta nel 1854-55 anche dai soldati sardi-piemontesi. Le tristi conseguenze belliche si fanno vieppiù sentire: epidemie di colera, mancanza di fede, di speranze e di amore, non più gridi di gioia né preghiere a Dio. Con la quasi scomparsa dei giovani, le forze valide non esistono più e nel villaggio grava un'atmosfera di morte per cui l'incubo del passato soffoca la speranza del futuro. Una vedova trentenne, la signora Dilys Parry, si aggira in casa sopraffatta da tragedie familiari quand'ecco giungono a casa sua due forestieri: mister Ambrose Ellis e mister Pitter, rispettivamente proprietario e direttore di un circo a Birmingham che vorrebbero ingaggiare un «nano» la cui grazia misteriosa penetra in chi lo avvicina e produce inattesi eventi. Non a caso esiste un ragazzo tredicenne di nome Gwyn e sua madre Bet, popolani di Blestin a servizio della signora Parry. Avvengono quindi fatti misteriosi: il giovane Gwyn nell'ospedale di Blestin restituisce alla vita un reduce morto di colera e la sua presenza diffonde speranze e gioie per le vie del villaggio, mentre un soffio rinnovatore alita sulla faccia della terra. Ma il prezzo del recupero alla vita sarà la morte dell'innocente Gwyn che, a servizio dei malati, prende su di sé i loro morbi e soccombe mentre la sua «vita» è diffusa nell'intero villaggio. Egli è quindi venuto a ridare vita ai morti, salute ai malati, speranza ai delusi e gioia agli afflitti. I progetti di vita della signora Parry si realizzeranno, avrà luogo il matrimonio di sua nipote Menna e gli stessi circensi, travolti dal «vento del cielo» o dal suo mistero, s'interrogheranno sui compiti che dovranno affrontare.
L'attualità del dramma sta nel bisogno di risurrezione che urge sempre di più nell'imperversare delle tragedie del mondo in massima parte causate dall'uomo contro l'uomo come guerre, violenze, offese alla natura ed ingiustizie. Infatti, l'autore ha dichiarato in un'intervista: «Io non narro un episodio ma tratteggio una condizione umana, una visione della storia».
Il ruolo di Dilys Parry è stato incisivamente sostenuto da Nunzia Greco, da oltre dieci anni prima attrice presso teatri stabili e quello di Pitter da un attore di primissimo rango quale Arnoldo Foà, ottimamente coadiuvato da Aldo Reggiani nelle vesti di Ambrose Ellis. Anche i comprimari hanno saputo vivere i loro personaggi: Angela Cardile, Alessandra Celi, figlia d'arte avendo avuto come padre l'indimenticato attore Adolfo Celi, deceduto due anni fa, inoltre Luciano Fino e Paola Bacchetti.
Pregevole la colonna sonora di Luciano Bettarini e sobria la scenografia di Stefano Pace, che rappresentava un'abitazione padronale con vista sul villaggio di Blestin. Un elogio incondizionato al regista Franco Meroni che, insieme a Marco Bongioanni, ha tradotto il testo dall'inglese all'italiano. Un successo caldissimo con applausi a scena aperta al termine dei due atti. Possiamo affermare senza tema di smentita che, per la 42" Festa del Teatro, l'Istituto del Dramma Popolare, con la scelta di questo lavoro di Williams, ha fatto centro ed oltre alle rappresentazioni a San Miniato sono previsti diversi spettacoli in altre località italiane.

RICCARDO SPRECHER, Giornale del Popolo 25 luglio 1988




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