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Il Tirreno - La recensione di Rizza
 

Con "Il Dilemma del prigioniero" la politica mette in ombra l'etica
Il teatro dello spirito si butta in politica. Abbandona le vite dei santi, le parabole mistiche e millenarie, gli arcani disegni della divina provvidenza, le grandi figure del passato e abborda temerario le strade della più conflittuale contemporaneità.
È quello che fa l'Istituto del Dramma Popolare di San Miniato che alla 58esima Festa del Teatro sceglie un testo dai forti contenuti civili, Il dilemma del prigioniero dell'inglese David Edgar, per la prima volta rappresentato in Italia. Edgar affronta con piglio giornalistico e cronachistico, solfeggiato ogni tanto da interrogativi di ordine morale, il difficile ruolo della così detta «diplomazia del compromesso», l'unico tavolo di studio e di lavoro dove i conflitti possono trovare un ragionevole aggiustamento, una «risoluzione pacifica» a costo di estenuanti trattative, spesso fastidiose e fini a se stesse, quanto necessarie, Edgar insiste con bella sapienza costruttiva e salottiera tipica del miglior teatro made in Britain, e tutto il concertato drammatico di questo gioco di ruolo che schizza dal Medio Oriente alla Cecenia ai Balcani, con al centro lo scontro fra la Caucasia, ex repubblica sovietica, e le Drozdania, enclave a maggioranza islamica che reclama a sua volta l'indipendenza, si risolve come un talk show certo interessante, effervescente, carico di attese e di colpi di scena, ma alla fine drammaturgicamente sterile. L'instant book è servito con dovizia di particolari, didascalie che ci informano via via dei vari passaggi, realismo televisivo, coi numerosi personaggi che solcano un grande palco sormontato da grandi schermi, una imponente scenografia che occupa tutti i lati della piazza disegnata da Daniele Spisa.
La regia di Maurizio Panici accelera i tempi, riesce a tenere bene il ritmo della logorroica prosa di Edgar, scandita con precisione e convinzione da un nutrito gruppo di interpreti, un bel coro affiatato e partecipe. Stasera ultima replica.

Gabriele Rizza, Il Tirreno, 30 luglio 2004




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