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La Citt� - La recensione di Francesco Tei
 

Andiamo a teatro a vedere i Medici
I Medici superstar: in un'unica sera, alla 40° Festa del Teatro di San Miniato ed al Teatro Romano di Fiesole, hanno debuttato due spettacoli dedicati alla dinastia fiorentina, che ne abbracciavano più o meno tutta la storia, dall'epoca gloriosa del Magnifico rievocata in Fiorenza di San Miniato, alla fatale decadenza, descritta ne Il ventre del gigante di Fiesole. Una coincidenza, certamente (Il ventre del gigante, scritto da Fabio Doplicher per il Centro internazionale di drammaturgia, doveva andare in scena già molto tempo fa); ma non troppo, però, visto che siamo nell'anno di Firenze Capitale della cultura e che entrambi gli spettacoli non hanno potuto non ricollegarsi esplicitamente all'avvenimento. Così, almeno, al di là delle polemiche e delle divisioni suscitate dal discusso programma di Firenze Capitale, un primo frutto immediato, della tanto conclamata iniziativa lo si è avuto, già a pochi giorni dall'apertura ufficiale: con la riscoperta quasi naturale di quella famiglia che è simbolo della grandezza storica di Firenze. E infatti è proprio quella grandezza, quella gloria illustre, che vengono riscoperte negli spettacoli attraverso le vicende dei Medici: è una riscoperta 'critica', che non nasconde gli aspetti ambigui di quello splendore secolare, ma che si affida prima di tutto alla suggestione di quelle epoche gloriose o fastose, al fascino della riapparizione, davanti a noi, di figure famose e personaggi splendidamente vestiti usciti dal buio del tempo. Registi, scenografi e costumisti sembrano volerci restituire, insomma (forse involontariamente) un'immagine dello splendore e dell'incanto perduto del passato, che torna a prendere vita, sia pure illusoria, grazie ai mezzi dell'unica arte, il teatro, in cui le memorie possono diventare imamgini concrete e visibili. Questo, naturalmente, al di là dei temi specifici di ciascuno dei due spettacoli (il contrasto fra il Rinascimento laico di Lorenzo e quello religioso di Savonarola in Fiorenza di Mann, il viaggio dentro un Sei-Settecento gelido e lugubre in Il ventre del gigante): temi che, comunque, segnano di fatto un tentativo di riscoprire il mito o il fasto splendido e inquietante della Firenze che fu, la Firenze che era effettivamente la capitale europea della cultura.
Comunque, chi voglia compiere questo viaggio nella suggestione dell'epoca medicea, e riscoprirne l'affascinante storia è ancora in tempo a vedersi gli spettacoli (domani quello di Fiesole, fino al 18 Fiorenza); anche se le occasioni di farsi una cultura sui Medici e di riassaporarne la gloria non mancheranno, visto che anche ieri, a «Italia mia» in tv, si è visto un servizio su di loro, e si è ammirato sfilare il corteo nuziale di Caterina dei i Medici sposa del re di Francia.

FRANCESCO TEI, La Città 14 luglio 1986




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