La quotidiana croce dei dubbi e dei perché
Qualche anno fa, Fabio Storelli, autore teatrale, scrisse il dramma Antonio nel deserto, ispirato al romanzo La tentazione di Sant'Antonio di Gustave Flaubert. L'adattamento teatrale che gli venne proposto, non convinse pienamente l'autore, il quale riprese in mano il lavoro solo dopo un po' di tempo, aggiungendo nel novero dei personaggi la figura emblematica del « soldato » Pierre Teilhard de Chardin suggeritagli dopo la lettura di un saggio su questo grande teologo, studioso ed umanista francese.
Ma Storelli non si accontentò ancora delle modifiche riportate al dramma, e sviluppò ancor meglio il suo lavoro inserendo altri personaggi che avrebbero potuto dare al testo quella « dimensione quotidiana » che le mancava: ad esempio la figura dolce e nel contempo forte della cugina Margherita (la quale invia a Pierre in lettura il libro flaubertiano), quella del Capitano Bouchard e quella di Padre Duval. E' nata così, in maniera abbastanza travagliata, la trama di Oltre le trincee, una storia definita di « pretesto », che viene articolata tra realtà e sogno, ed affronta temi e problematiche proprie dell'Uomo e del suo « essere »: in particolar modo sono messe in evidenza le molteplici tentazioni umane che, come tormentarono il Sant'Antonio flaubertiano, così ora assalgono il soldato Pierre coinvolgendolo in una tempesta di dubbi e di « perché ».
Per Teilhard de Chardin la vita si risolve in « una grande e splendida avventura », con questo alludendo principalmente al suo lungo percorso e alla sua continua evoluzione, la quale dovrà portare il destino umano ad un graduale e progressivo inserimento nella divinità alloché esso avrà raggiunto il suo termine ultimo (il cosiddetto «Punto Omega»).
Ma ciò che ha suggerito questo spettacolo è soprattutto la problematica che il teologo accende sulla conoscenza nell'Uomo, sul suo viaggio così spesso duro e tormentato. A prima vista potrebbe sembrare che i due autori scelti per questo dramma, Flaubert e de Chardin, non possano essere compatibili tra loro, ma i personaggi di Antonio e di Piere, in definitiva s fondono in Oltre le trincee in un'unica figura tesa alla disperata ricerca dei grandi « perché » della vita. Il messaggio finale è comunque ottimistico: nonostante l'Uomo sia continuamente soggetto ad ogni sorta di violenza, di guerre e di mali di ogni genere, egli potrà sempre vedere l'ombra del bene.
Oltre le trincee presentato nell'ambito della XXXVIII Festa del Teatro a San Miniato (la quale mette in scena ogni anno un dramma inedito a carattere spirituale) è stato realizzato dalla Compagnia « Il Centro », diretta da Carlo Hintermann e Roberto Marcucci.
Accanto al doppio personaggio di Pierre-Antonio (interpretato di un bravo ed intenso Carlo Hintermann) che si aggira sul fronte della guerra del 1915-18 combattendo tra continui fischi di bombe ed il martellante rumore delle mitraglie, compare la figura, ugualmente « doppia », di Ilario, suo discepolo ed interlocutore, quasi novello Mefistofele nonché vecchio capocomico di una compagnia teatrale che va recitando (guarda caso) proprio La Tentazione di Sant'Antonio (un convincente Virginio Gazzolo).
Nella parte di Margherita, la quale dialoga « a distanza » col cugino Pierre attraverso una fitta e profonda corrispondenza, s'inquadra molto bene Martine Brochard, attrice assai sensibile che interpreta con delicatezza questa figura che in fondo risulta essere la più forte dinanzi alle tentazioni della vita. Tra gli altri interpreti sono da citare il buon livello di Virginio Zernitz nella bella parte del Capitano Bouchard e di Massimo Palazzini in quella di padre Duval.
La regia di Alessandro Giupponi ha curato il testo di Storelli (non certo di facile rappresentazione) senza mai eccedere, contrapponendo le scene del fronte militare, di forte sapore drammatico, a quelle più lievi che ruotano intorno al mondo di Margherita. Le « forme sceniche », risolte con degli accorgimenti piuttosto interessanti sono di Beppe Improta.
Luisa Benedetti L'Umanità , Roma, 26 Luglio 1984
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