Il Diavolo fa le pentole Cariddi i coperchi
«L'unica maniera per rendere la favola mistica di Walkott era raccontarla con i moduli della rivista». Cosi il compositore Sylvano Bussotti commenta durante una pausa dello spettacolo, la sua lettura del testo del Nobel '92 per la poesia, l'antillano Derek Walkott, Ti-Jean e i suoi fratelli, proposta in prima europea alla Festa del Teatro che celebra a San Miniato (Pisa) la sua 47ma edizione.
La trama del racconto arriva dalla notte dei tempi, «tramandata di voce in voce intorno ai fuochi notturni sulle spiagge caraibiche», dice Bussotti, che firma in questo spettacolo regia, scene, costumi e luci ma non le musiche che ha affidato alle note esotiche di André Tanker. La storia magica del piccolo David che sconfigge in virtù della sua geniale innocenza il perfido Golia — nelle sembianze di un versatilissimo Diavolo interpretato da un cattivo di professione come Remo Girone, ormai totalmente identificato nel suo Tano Cariddi della «Piovra» — viene reso da Bussotti attraverso i colori, i balletti di una messa in scena tra il musical e la rivista.
Fantasmagorici i costumi che travestono con ironia i protagonisti, compresi gli animali parlanti della foresta: il grillo in ballerina spagnola, l'uccello in soubrette da avanspettacolo, mentre la rana diventa presentatore comico. Fresche di echi antillani le musiche originali di Tanker, compositore di colonne sonore filmiche, che si è dichiarato «entusiasta del risultato».
Gli attori — tra cui Victoria Zynni — la madre —, Gianni De Feo, Leandro Amato e Antonello Chiocci, rispettivamente nei ruoli di Ti—Jean, Mi—Jean e Gros—Jean — sono stati prescelti «fra decine di giovani professionisti tra i quali abbiamo scartato tutti quelli di colore, perché volevamo a tutti i costi evitare di cadere nel pittoresco caraibico», spiega il compositore che ha accettato «ben volentieri» di lavorare su un testo di teatro di poesia come questo di Walcott, scritto negli anni Cinquanta, e al quale si è attenuto «con fedeltà quasi maniacale».
La messa in scena ha preferito però non accentuare la portata didattico-moralistica e il carattere di negritudine del messaggio dell'autore, puntando sulla fascinazione del fantastico scenografico (la foresta incantata nella quale troneggia un enorme nido con tre uova fiammeggianti, a simboleggiare la sacra fertilità di madre-terra) e narrativo. Contro Satana, che è l'unico personaggio privo di maschera — «d'accordo con Girone abbiamo deciso che l'unico volto che poteva avere il diavolo era il suo», commenta ancora Bussotti — è impotente la forza bruta senza ingegno del fratello maggiore, cosi come la saccente sicumera dell'intellettuale-pescatore Mi-Jean.
Trionferà invece la fede innocente del fanciullo Ti-Jean che contro Lucifero — che nel racconto di Walkott è anche il piantatore bianco — sceglie la pratica della disobbedienza.
PAOLA BARBETTI, Gazzetta del Mezzogiorno 17 luglio 1993
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