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La Repubblica - Presentazione di Roberto Incerti
 

Il teatro incontra la fede: a San Miniato un raro autore antinazista

Il teatro dell'anima, della fede profonda, dei tormenti esistenziali. Da cinquantasette anni la "Festa del Teatro di San Miniato" con il suo "Istituto del Dramma Popolare" è promotrice di spettacoli di forte impegno, diffici ma allo stesso tempo popolari. La manifestazione ogni anno è seguita da appassionati e da turisti colti. Le opere proposte dall'"Istituto del Dramma Popolare" parlano di misticismo, di grandi temi della vita, di conflitti interiori. Sono stati registi di quest'esperienza teatrale maestri assoluti come Strehler, Costa, Zanussi. Quest'anno (da stasera al 23 luglio, euro 15 info 0571400955) va in scena un testo mai rappresentato in Italia: Bartolomeo de Las Casas del tedesco Reinhold Schneider che fu un acerrimo antinazista, perseguitato dal regime (1903-58). In scena ci sono due colonne del teatro italiano come Franco Graziosi e Renato De Carmine, entrambi con nobili trascorsi strehleriani. La regia è di Giovanni Maria Tenti, le scene di Daniele Spisa. Fra gli altri interpreti anche Beppe Chierici e Franco Sangermano.
Lo spettacolo inizia con una violenta tempesta che investe il veliero su cui viaggia Bartolomeo de Las Casas. Sinistri bagliori illuminano quello scafo alla deriva. "In realtà - afferma il regista - si tratta di una tempesta fisica. Tuoni, lampi, vento, pioggia, aggrediscono una nave che è metafora del mondo. Un mondo, un'imbarcazione che rischia di andare a fondo con il suo carico d'ingiustizia e di iniquità. Il mare è continuamente mosso, agitato. Angoscia, paura, inquietudine, stanchezza, accompagnano le settimane del lungo viaggio di ritorno in Spagna". Siamo nel 1510, in un'Europa dilaniata da lotte e guerre. Il protagonista, Bartolomeo de Las Casas, lancia il suo j'accuse contro il potere dominante. "Lui - prosegue Giovanni Maria Tenti - in nome di Cristo proclama l'uguaglianza di tutti gli uomini di fronte a Dio e riafferma i valori di una concezione del potere che non deve essere strumento di sopraffazione". Alla fine si vede una grande croce. Una croce che assomiglia all'albero di una nave. Lo spettacolo trova dei riferimenti nell'attualità, in quanto racconta la vita di un grande europeo.

Roberto Incerti - La Repubblica 17 luglio 2003




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