"La Roccia" di Eliot in scena al Teatro dello Spirito
La guerra (il secondo conflitto mondiale) aveva picchiato forte su San Miniato: violenza, distruzioni, vittime innocenti, odi suscitati per inconfessabili interessi di parte. I muri e le mura della stupenda città medievale dovevano essere ricostruiti, ma ancor più era necessario ricostruire e risanare l'anima profonda della città. E da San Miniato irradiare questa bella impresa sulle altre contrade della Toscana, lungo le vie e le città che collegano l'Italia, dal nord al sud. Ed ecco l'intuizione feconda scaturita dal cuore di alcuni sanminiatesi (si era nella primavera del 1947!): la fondazione dell'Istituto del Dramma Popolare che avrebbe dovuto portare a San Miniato, ogni anno, nel palcoscenico a cielo aperto che ha come scenario di fondo la Cattedrale dedicata a San Genesio, il palazzo del Vescovo e la piazza che raccorda queste due stupende architetture che suggellano, in alto, la città che non è stata costruita seguendo piani regolatori definiti a tavolino, ma è stata pensata e voluta dai protagonisti delle irripetibili stagioni del Medio Evo, spesso in lotta fra di loro ma pur sempre ancorati saggiamente alle fondamenta. Ed è stata una fedeltà che celebra quest'anno i suoi primi sessant'anni di storia. Una fedeltà al calendario ma soprattutto il desiderio di testimoniare ai tanti che convengono a questa "festa del teatro dello spirito" i grandi messaggi, attuali in ogni tempo e per tutte le stagioni, che sono opera dei grandi autori di quella drammaturgia che si radica e si ispira nei suoi "racconti" alla tradizione perenne della cultura cristiana. E quanto questo sia necessario anche ai nostri giorni, ce lo ripetono i telegiornali di ogni sera.
Ben presto ci fu il coinvolgimento di preti e laici che avevano in carico le responsabilità della compaginazione culturale della città (l'impegno per le nuove generazioni); le pubbliche amministrazioni hanno fatto e continuano a fare la loro parte, anche perché da questo "Teatro dello spirito" ne viene un impulso qualificato al turismo attirato non soltanto dai vitigni e dagli olivi che allietano le colline che circondano la città. Decisivo è stato poi il coinvolgimento convinto e concreto della Fondazione della Cassa di Risparmio di San Miniato, non dimentica di chi sta alle sue origini (il vescovo Torello Pierazzi, gennaio 1830), e soprattutto nella volontà confermata di sostenere la crescita culturale della città. Si iniziò nel 1947 con La maschera e la grazia di H. Gheon, l'anno dopo con il dramma di Th. Eliot Assassinio nella cattedrale, con la regia dell'allora giovanissimo Giorgio Strehler, per giungere nel luglio di quest'anno ad un... ritorno di Eliot, con la rappresentazione della sua opera La Roccia, rielaborata e sapientemente abbreviata e aggiornata da Pino Manzari, che ne ha curato anche la regia. Un'opera, una regia, bravissimi attori (Massimo Foschi e Maddalena Crippa) scandita dai mai dimenticati cori della Rocca, hanno coinvolto la folla di spettatori che hanno fatto proprie le intenzioni del grande drammaturgo: costruire la comunità, ricostruire una realtà sulle ferite subite, purificando la memoria comune, per non vivere invano la nostra condizione di esuli in cammino verso una patria che li accolga e li custodisca per i giorni senza tramonto che la Paternità del Creatore riserva a tutta la sua famiglia.
Piero Altieri, Corriere Cesenate 28 luglio 2006
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