Da quando i crociati avevano conquistato la Terra Santa, i cristiani avevano moltiplicato i loro pellegrinaggi a Gerusalemme e desideravano essere assistiti. I Templari sorsero appunto per offrire ai pellegrini un aiuto adeguato.
Nel 1119 un nobile originario della Champagne, Ugo di Payens, e altri otto cavalieri si unirono in una comunità religiosa vincolata dai voti di povertà, castità e obbedienza e con l’esplicito obbligo di difendere i luoghi santi e di offrire protezione armata ai pellegrini da Giaffa a Gerusalemme. Poiché Baldovino II di Gerusalemme diede loro alloggio nel palazzo reale, il cosiddetto Templum Salomonis, essi furono chiamati Templari.
Nel loro stile di vita si uniformarono ai canonici regolari.
Le difficoltà iniziali furono superate allorché Ugo di Payens si recò in Francia e conquistò l’interesse di Bernardo di Chiaravalle. Con il suo aiuto fu elaborata nel Sinodo di Troyes del 1128 una regola religiosa che il patriarca di Gerusalemme completò nel 1130.
La propaganda di Bernardo – che per l’occasione compose lo scritto De laude novae militiae ad milites Templi – procurò all’ordine una grande quantità di aderenti.
Guidato dal Gran Maestro, esso si strutturava in tre classi: i cavalieri, i fratelli serventi e i cappellani. Quanto più frequentemente gli stati crociati dovettero difendersi dagli attacchi dei maomettani, tanto più forti diventarono i Templari perché rappresentavano una milizia sempre disponibile a tale difesa. Questa sola circostanza procurò loro in tutti i paesi dell’occidente abbondanti e ricche donazioni, tanto che diventarono un’associazione internazionale potente anche dal punto di vista finanziario, indipendente dal re di Gerusalemme e dalla gerarchia ecclesiastica, specialmente da quando la Santa Sede concesse loro importanti privilegi di esenzione.
La fine dei Templari, che non avevano più grandi compiti e la cui residenza parigina si era trasformata in una specie di banca internazionale, fu stabilita dal Concilio di Vienne (ma senza emettere alcuna condanna) che deliberò con un decreto della Santa Sede la soppressione dell’Ordine (1312), “perché godeva di poca buona fama ed era divenuto inutile”.
A questo si arrivò poiché il re di Francia, Filippo IV, il Bello, uomo senza scrupoli, freddo calcolatore, in sostanza agnostico, che conosceva solo una cosa, la potenza nazionale, si rivelò per quel che era nel suo aspetto più basso. In base ad un “elaborato castello di menzogne e di mezze verità equivocamente combinate” come afferma lo storico Franco Cardini, spinto unicamente dalla bramosia di impossessarsi dei beni dell’Ordine per rimpinguare le proprie casse, il monarca francese fece arrestare tutti i Templari (1307) e intentò loro un processo per eresia.
Entrò in campo l’Inquisizione e in dispregio delle stesse procedure inquisitoriali, la tortura strappò loro “confessioni” invalide. Decine di cavalieri che ritrattarono, in seguito, tali confessioni, furono condannati al rogo quali relapsi. Tra questi, il 18 marzo 1314, il ventiduesimo ed ultimo Gran Maestro dell’Ordine, Jacques de Molay con il suo più vicino subalterno, il Precettore di Normandia Geoffroy de Charny.
Studi storici approfonditi degli ultimi anni e la sentenza di assoluzione emessa dal Papa Clemente V nei confronti del Gran Maestro e dei vertici dell’Ordine (scoperta nel settembre 2001 nell’Archivio del Vaticano dalla storica Barbara Frale), permettono oggi, dopo 700 anni, di restituire all’Ordine dei Templari l’onore perduto in conseguenza dell’ingiusta ed infamante condanna.
È certissimo che l’Ordine nell’insieme, e in tutte le cose essenziali, era innocente.
|