Profilo del contestatore contrario al compromesso
Preceduto dal consueto incontro con il direttore artistico Marco Bongioanni nella sede dell'Istituto del Dramma Popolare con l'autore e il regista, è andato in scena in prima nazionale sul sagrato del Duomo di S. Miniato l'elaborazione di un radiodramma del 1979 di Italo Alighiero Chiusano Il Sacrilegio, appositamente scelto per la 36° Festa del Teatro. Bisogna riconoscere al Bongioanni l'oculatezza e la lungimiranza nelle selezioni attuate in questo triennio; l'indicazione dell'autore germanista, qual'è il Chiusano, con un testo di pieno spessore
e contemporaneità di contenuti, vuoi ribadire ed affermare il principio statutario dell'IDP: la rappresentazione del contesto spirituale-umanitario del messaggio cristiano.
Il Sacrilegio descrive infatti il travaglio intcriore di tre « politici » indotti alla simonia dal gioco di potere. L'abate Ugo, con il chiaro scopo di risanare la vita monastica della Badia di Farfa, rifiuta la richiesta di 500 pezzi d'oro formulata dal Rettore Campo, rivolgendosi al Papa. Gregorio V lo nomina, esigendo la somma per Madre Chiesa. La carica ottenuta da Ugo « diplomaticamente », ma pur sempre fumoniaca, sconvolge il frate Probato, giovane infervorato spiritualmente e dogmatico intransigente che lascia il convento abbracciando la fede musulmana. Se il Papa agisce per una finalità « politica » più grande, come Ugo per uno scopo « partitico » preciso, soltanto il giovane frate vede nell'irruenza fideistica del proprio estremismo, un rigore spiritualistico, un essere uomo tra lupi. Ugo risana la Badia, con illuminato dosaggio tra carità cristiana e potere politico. Gregorio V, nel suo breve papato (996-99), inquinato pure dall'esilio dovuto all'anti-papato di Giovanni XVI, ebbe modo di condannare con Bolle la simonia.
Chiusano vede nella figura di Probato — riapparso nelle meditazioni dell'ormai vecchio Ugo, in vesti di disilluso, di noncredente nella spiritualità religiosa — l'archetipo del contestatore odierno: il teorico degli slogans, l'incapace al compromesso. Nel lungo dialogo finale, immaginato dal Chiusano, l'abate Ugo ammette, comunque innescando nel disamorato Probato una scintilla di fiducia un barlume di conforto nel proprio disperato credo nell'idealità.
Prodotto dalla cooperativa « Il Teatrino » di R. Hintermann Il Sacrilegio trova nella regia di Gianfilippo Belardo una eccessiva staticità, ed un lento susseguirsi dei « siparietti » di scena. Una dinamica diversa avrebbe forse conferito all'ottima interpretazione dell'intero gruppo di attori una sacralità ieratica, migliormente consona allo spiritualismo del testo, al riferimento storico del pre-umanesimo medievale.
Ricordiamo l'interpretazione, tutta interiorizzata, di Carlo Simoni, l'espressività grottesca di Vittorio Sanipoli, la dolce voglia di vivere di Mita Medici. Bravi Giorgio Favretto, Gianfranco Ombuen, Marina Landò, Serena Michelotti, Claudio Dani, Giorgio Naddi, Gioietta Gentile, Sergio Rubini. Scene e costumi di Salvatore Vendittelli. Ed una azzeccata novità: le musiche di Peppino Gagliardi.
Giorgio S. Brizio Avanti, Roma, 16 Luglio 1982
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