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Avvenire - La recensione di Odoardo Bertani
 

Zanussi in cerca del Graal
La leggenda del Graal - la coppa in cui il Medioevo amò credere fosse raccolto il sangue di Cristo - ricompare, dopo secoli di oblio, interrotti però dal Parsifal (1882) di Richard Wagner e da poco altro (in questo secolo un film), a opera di una rilettura drammatica dovuta al francese Julien Gracq (è uno pseudonimo) scontroso letterato simbolista, che si intitola ambiguamente Il Re pescatore (il termine usato è pecheur) e che ripercorre il percorso iniziatico di Parsifal (o Perceval) il celebre cavaliere della Tavola Rotonda di re Artù, sospinto dalla sua giovanile purezza alla ricerca del Graal in un'ascesa verso l'ineffabile simbolo della Beltà segreta.
Una purezza che conosce il peccato, rappresentato dal morbo di cui è affetto il re Amfortas, custode in un remoto castello del Graal, e però ormai indegno per il suo peccato di carne e pronto a cedere il proprio tesoro; non solo, Perceval - l'eroe del celebre romanzo di Chrétien de Troyes - fa conoscenza della tentazione ma la supera, rendendosi degno di ricevere la visione del Graal e del conseguente passaggio a lui della consegna iniziatica.
Il famoso romanzo-capolavoro della letteratura cortese medievale trova una lettura intesa a sottolineare l'aspetto mistico di una libertà assoluta: Perceval è si l'eroe ma che, anzitutto, esperimenta se stesso e il peccato, uscendone vittorioso per il suo senso del mistero, per il valore che dà a un'esperienza magica e non razionale.
Questo vivido affondo nell'inalienabile spirito giovanile dell'avventura anima il copione di Gracq e gli conferisce un tono di anelante sospensione da ciò che è terreno e reale, e fa del Cavaliere errante un segno di siffatta insofferenza avida di esperienza circa il mistero del mondo.
Ha realizzato questo copione denso e gravido di senso dell'occulto il regista polacco Krzysztof Zanussi, proficuamente aiutato da Nicasio Anzelmo, sulla base della traduzione di Annuska Palme Sanavio, e ne ha tratto sicuro giovamento la cinquantesima Festa del teatro dell'Istituto del Dramma Popolare sanminiatese sempre attento a testi non vacui di contenuti di riflessione.
L'intuizione del regista Krzysztof Zanussi si è dispiegata nella scenografia di Aldo Buti che, nello spiazzo rinnovato nella piazza del Duomo, ha dato corpo a questa nuova e ariosa proposta scenica grazie a una compagnia di eccellente dosaggio, che allineava esperienza e limpido fervore giovanile e sapienza di maturità attorale come la esprimono un Riccardo Garrone nelle vesti di Trevizant, il vecchio eremita e soprattutto Giulio Brogi che esprime tutto l'ambiguo senso di colpa sofferente del re Amfortas con accenti di rara profondità.
Ma ad avvincere è poi il giovane e valente Vincenzo Bocciarelll, che dà alla parte di Perceval una precisione di toni intensi e studiatamente semplici, da ben persuasivo Cavaliere dell'ideale.
E bravi con lui sono Ludovica Tingili una sensibile e delicata Kundry, mentre spiccano le vivide interpretazioni del giullare dovute a Francesco Meoni e del mago di Piero Carette, le fresche ancelle e i bravi bambini cantori sono elementi significativi del cast.
La rappresentazione è mossa nelle sue cadenze lineari e accorta nelle sue allusive pregnanze; è stata spesso applaudita e seguita con vero interesse popolare da un grande pubblico.
La Rai televisione trasmetterà nel mese di ottobre una serata tutta dedicata alla ripresa di questo testo francese sul Graal.
Una serata da non perdere.
ODOARDO BERTANI, Avvenire 20 luglio 1996




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