LA "PAROLA" CHE SALVA
Roccaforte, in Toscana, - se non da sempre, certo da molti anni - di una pubblica amministrazione comunista, ora pidiessina monocolore, San Miniato, più ricca dì chiese e di conventi che di case del popolo, vanta il singolare titolo di aver creato e di tenere in vita l'Istituto del dramma popolare, unico centro, in Italia, per la ricerca e la valorizzazione di un repertorio spirituale. Spirituale, cioè non necessariamente cattolico e nemmeno soltanto cristiano, tanto che in quarantacinque anni sono stati inscenati, in vari spazi della città, opere, sì, di Karol Wojtyla e di Eliot, di Diego Fabbri e di Bernanos, ma anche di autori ebrei o luterani o agnostici.
E stato il caso, quest'anno, di un dramma di Kaj Munk, pastore della Chiesa danese, scrittore prolificissimo nonostante la sua breve vita, troncata nel 1944, ad appena 36 anni, dalla brutalità della guerra. Ordet (La parola) arriva al palcoscenico, ora per la prima volta in Italia, sulla memoria di due versioni cinematografiche: quella di Gustav Molander, 1944, e quella famosa di Theodor Dreyer, 1955.
Nella piazza del Duomo di San Miniato, dove la scenografia di Mario Padovan ha ricostruito con felice tocco naturalistico uno spaccato di abitazioni nordiche, è stato recitato fervidissimamente da Gianluca Farnese e David Gallarello, Consuelo Ferrara, Maggiorino Porta, Sonia Antinori. Oltre che da Mario Scaccia, responsabile anche della regia e dell'adattamento del testo di cui ha decisamente e opportunamente asciugato gli impegni ideologici, rivelati da Munk nel contrasto tra gli esponenti di due sètte religiose, i Pietisti e i Grundtvighiani.
Il dramma pone l'uno contro l'altro il facoltoso agrario Mikkel Borgen, devoto ma nella concezione di un cristianesimo gioioso, e il modesto sarto Peter, tanto intransigente nei rigori delle sue convinzioni pietiste da opporsi al matrimonio della figlia Anna con uno dei figli Borgen.
Il nodo si scioglie quando il più giovane dei Borgen, Johannes, da tempo impazzito per la tragica scomparsa della fidanzata, farneticante personificazione del Cristo ma unico portatore di una fede vera e innocente, compie - tornando ad essere se stesso - il miracolo della risurrezione della cognata, moglie del fratello maggiore, morta di parto.
È allora che si impenna il senso primo di Ordet: il miracolo si conferma come realtà possibile solo se e solo quando l'Uomo sappia arrivare all'evangelica purezza della sua parola con la Parola, il Verbo di Dio.
CARLO MARIA PENSA, Famiglia Cristiana 12 agosto 1992
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