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La Domenica - La recensione di Mandorlini
 

San Miniato crocevia nazionale del teatro dello spirito
Ancora una volta l'appuntamento che si ripete da quasi sessantanni nel cuore della Toscana, unico in Italia nel suo genere, organizzato dalla Fondazione del Dramma Popolare, ha destato un interesse veramente ampio e ha svolto quel ruolo di «sensibilizzazione delle coscienze» che nel lontano 1947 i fondatori si prefissero. Oggi il teatro dello spirito è una presenza, una voce che, se pur flebile, rappresenta indubbiamente un punto di partenza, anche per la chiesa italiana per poter concretizzare al meglio un progetto culturale di comunicazione sociale in cui la Festa del Teatro di San Miniato deve essere a tutti gli effetti motore propulsivo. Se i cattolici tendono per lo più a discriminare quello che è loro, i tempi sembrano ormai maturi per un riappropriamento di una identità, di un messaggio che la Fondazione Dramma Popolare diffonde mettendo in scena testi e rappresentando autori con il solo scopo di far riflettere. Se la gerarchla ecclesiastica sembra non aver ancora appieno capito questa possibilità, ben più lungimirante è stata la presa di posizione dei settimanali cattolici italiani che hanno sposato da alcuni anni la «causa» del Teatro dello Spirito, in un sodalizio che in futuro sembra possa diventare ancora più sinergico.
Detto questo, il Bartolomeo de Las Casas andato in scena fino a mercoledì scorso, si è caratterizzato per l'intensità del testo, per le riflessioni attualissime a cui induce la storia dell'apostolo degli Indios, per la splendida recitazione del cast che l'aretino Giovanni Maria Tenti fa muovere con una regia semplice ed allo stesso tempo raffinata.
Schneider, l'autore del testo, ci porge un Las Casas che ritorna in Spagna per divenire la coscienza di un popolo. Ma ci interpella, anche sui dolori dell'umanità su cui non si può tacere. In questo, nella realizzazione scenica, si è ben inserito il video di Daniele Spisa che attualizza e rende valido per ogni stagione la storia di Las Casas. Un dramma politico insomma in cui, le ideologie del secolo, Nazismo e Comunismo sono messe al bando, così come le inutili guerre nei paesi poveri che provocano fame e morte. Schneider che nel 1938 con un sottilissimo passaggio, volle denunciare attraverso la storia di Las Casas il dramma della deportazione ebraica nei lager nazisti ci invita ad alzare la voce, in ogni tempo contro le ingiustizie.
Bene il cast, da Franco Graziosi, impeccabile Bartolomeo De Las Casas, a Renato De Carmine, nelle difficili vesti di Carlo V a Beppe
Chierci, nelle vesti di Bernardino di Lares, a Franco Sangermano, nelle ingrate vesti del Cardinale di Siviglia.
Ma il sipario su Bartolomeo de Las Casas è già calato. In attesa che le rappresentazioni dei prossimi anni possano essere replicate in altri luoghi (creando un circuito italiano per il teatro dello Spirito), a San Miniato la stagione teatrale continua.
I prossimi appuntamenti prevedono il 25 luglio a palazzo Grifoni in San Miniato Giovanna che immaginò Dio di Silvia Frasson e Geppina Sica, mentre dal 27 al 29 luglio sempre a palazzo Grifoni Reporter sul Golgota di Marcelle Lazzerini.
Fabrizio Mandorlini, La Domenica, San Miniato, 27 luglio 2003




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