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La presentazione del Presidente
 

Il Dramma Popolare tra passato e futuro

Stiamo presentando la sessantesima edizione della Festa del Teatro a San Miniato; dal 1947 ad oggi si sono susseguiti sessanta spettacoli di indubbio valore, ma, soprattutto, tantissime "prime assolute o nazionali" proposte al nostro pubblico e alla critica specializzata, una caratteristica, questa, che ci differenzia da gran parte del teatro italiano, generalmente  incline ad andare sul sicuro dando spazio a testi classici, più volte rappresentati, già conosciuti ed apprezzati.
Sessanta allestimenti teatrali di opere di grandi autori, messe in scena con la regia di alcuni tra i più valenti 'maestri', con la partecipazione di interpreti che hanno fatto la storia del teatro italiano.
Sessanta appuntamenti in cui l'Istituto del Dramma Popolare, con coerenza non sempre facile, visto il mutare dei tempi e delle tendenze, si è mantenuto fedele ai principi ai quali si ispirarono i suoi fondatori (l'Avv. Gazzini, Gianni Lotti, il Prof. Dilvo Lotti e la Prof.ssa Mori) quando, nella primavera del 1947, vollero dar vita a un teatro che esprimesse valori umano-cristiani e consentisse allo spettatore di trarne motivi di fede e di speranza. 
Scrive Gianni Lotti ad un amico, a proposito delle origini del Dramma Popolare:
"Il <<parto>> avvenne sulla terrazza di casa mia, all'inizio della primavera del 1947….Avevo invitato i miei cari amici Avv. Giuseppe Gazzini, Prof. Dilvo Lotti - pittore - mio illustre cognomonimo, la Prof. Laura Mori.
Eravamo quattro patiti di San Miniato e i nostri conversari furono tutti orientati sullo stato di abbandono in cui era piombata la nostra cittadina, specialmente dopo il passaggio della seconda guerra mondiale, e prendemmo a esaminare alcune ipotesi su quello che avremmo potuto fare per risollevarne le sorti…..Finimmo con l'orientarci sul teatro perché sembrò la manifestazione a noi più congeniale….L'iniziativa prese la denominazione di <<Istituto del Dramma Popolare>>…e venne stabilito….di rappresentare ogni anno un testo inedito per interessare la stampa qualificata, moderno perché risultasse aggiornato coi tempi e cristiano per avere una fisionomia propria e perché sorto con San Genesio
".
Una testimonianza da cui emerge il delinearsi, da subito, di una identità ben definita, riaffermata, precisata, rafforzata, in seguito, dalle parole di Don Giancarlo Ruggini, per tanti anni 'anima' dell'Istituto, che nell'attività del Dramma Popolare individuava l'intento di "…verificare quanto nella realtà c'è ancora di cristiano, quale sia la sete di Dio e dei valori evangelici che ancora è dato rintracciare nel cuore dell'uomo e nelle sue comunità, quali siano i segni dei tempi da qualunque parte e cultura e civiltà essi vengano, che possano profetizzare una nuova stagione del cristianesimo".
A questa dichiarazione d'intenti, in oltre mezzo secolo di vita, abbiamo sempre cercato di tener fede, pur nella crescente difficoltà di reperire testi "a sfondo e di ispirazione cristiana", così come recita lo Statuto, con una coerenza il cui grande merito va riconosciuto ai miei predecessori Gazzini, Togni, Vallini, e ai Direttori artistici che si sono succeduti nel tempo, Ruggini, Davanzati, Marrucci, Bongioanni, Palmieri, fino all'attuale,  Ciulla.
A partire dal 2002, con la costituzione della Fondazione Istituto Dramma Popolare, qualcosa abbiamo cambiato, ma soltanto riguardo alla formula, non all'identità: abbiamo trasformato la nostra Festa in Festival, nell'ambito del quale abbiamo messo in scena più spettacoli, molti dei quali prodotti da noi o co-prodotti con altri soggetti; abbiamo ampliato le nostre proposte, distribuendole anche nel corso dell'anno con la presentazione di letture drammatiche e spettacoli minori, con l'allestimento di mostre, con l'attivazione di corsi di recitazione, sempre nell'intento di assicurare maggiore spazio alle nostre idee e di coinvolgere un crescente numero di persone.
In questi anni siamo riusciti a diffondere le nostre produzioni anche fuori dalle mura di San Miniato: Barga, Calci, Pisa, Bergamo hanno ospitato, anche in più occasioni e con grande successo, i nostri allestimenti.
In particolare siamo orgogliosi del fatto che lo spettacolo messo in scena nel 2005, Il custode dell'acqua, sia stato presentato, lo scorso mese di maggio, nella capitale, al Teatro India, un nuovo spazio teatrale del prestigioso Teatro di Roma e abbiamo la fondata speranza che, per la prima volta, dopo tanti anni, questo dramma possa avere anche una stagione invernale, toccando alcune importanti città italiane.
Abbiamo, insomma, cercato di mantenere viva e vitale la nostra istituzione e crediamo di esservi riusciti, pur in presenza di un budget che, ormai da tempo, è sostanzialmente immutato.
Il compito, però, si fa sempre più arduo. Abbiamo, sì, potuto registrare, proprio a partire dal 2002, una rinnovata attenzione da parte del Ministero per i Beni e le Attività culturali e da parte della Regione Toscana, della Provincia di Pisa e dell'Amministrazione comunale di San Miniato che, peraltro, risulta tra gli Enti costituenti la nostra Fondazione, ma l'attuale fase critica dell'economia italiana spinge il Ministero a tagli pesanti nel settore dello Spettacolo e rende difficile, anche per gli Enti locali, incrementare o anche soltanto mantenere intatti gli interventi in ambito culturale.
Importanti istituzioni teatrali hanno dovuto ridimensionare la loro attività a causa di questi tagli e scelte di questo tipo si prospettano anche per noi che, pure, possiamo contare sul sostegno determinante e certo della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato e dell'omonima banca conferitaria.
Tanto più arduo è il compito che ci attende se consideriamo, oltre all'aspetto economico, la difficoltà di reperire testi in sintonia con i valori e gli ideali sostenuti e promossi dal Dramma Popolare da oltre mezzo secolo, ma che oggi, in un clima culturale molto cambiato, non sono facilmente rintracciabili negli scritti e nelle opere degli autori contemporanei.
Diceva, anni or sono, il Direttore Marco Bongioanni, che "oggi, in Italia, San Miniato restal l'unico (sicuramente il principale) sbocco per una cultura spiritualistica e per una testimonianza cristiana in campo teatrale e culturale. Per questo va potenziato, per questo dovrebbero essere in molti a sostenerlo senza  condizionamenti e strumentalizzazioni…". 
Facciamo nostro e rinnoviamo l'appello nella convinzione che questo appuntamento, che si rinnova per la sessantesima volta, abbia ancora ragione di essere.
"Oggi più che mai, se l'uomo appare travolto dall'odio, dalla violenza, dall'ingiustizia, dal sopruso il teatro - un teatro di radice cristiana - può contribuire a restituirgli la coscienza della dignità personale e dell'importanza della convivenza comune.
Che il nostro possa continuare a essere un teatro che prenda lo spettatore, uomo di oggi , dal di dentro, ne ribalti la delusione, ne riscopra la vitalità, ne stimoli la forza, lo adegui insomma - tramite i valori del Cristo - al trasmutarsi umano e sociale, ai segni dei tempi nuovi, facendolo interlocutore cristiano di tutte le culture
". (Bongioanni)
Noi crediamo che queste finalità della nostra Fondazione siano, oggi, sempre più attuali, ci ostiniamo a riaffermarle e perseguirle, forti di una tradizione che ha pochi uguali in Italia e decisi a rinnovarla, ma non a stravolgerla. Insomma, consideriamo la sessantesima edizione della Festa una tappa, sia pure importante, non un traguardo e, da parte nostra, faremo di tutto perché il Teatro del cielo possa avere un futuro degno del suo passato.
Un proposito ambizioso dal momento che non si tratta solo di proseguire, ma di fare i conti con una realtà storica, sociale e culturale molto diversa e in continua evoluzione; per questo  confidiamo di trovare sostegno in tutti coloro che, come noi, credono che, anche in un contesto molto mutato, questa nostra esperienza abbia ancora un notevole valore.

Gianfranco Rossi
Presidente Fondazione Istituto Dramma Popolare
di San Miniato




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