Zanussi scova il Graal tra gli effetti speciali
Da 50 annril Festival di San Miniato propone testi rivelatori di tensioni e inquietudini spirituali che si offrano come momenti di riflessione e di conoscenza. Per festeggiare il mezzo secolo, l'Istituto del dramma popolare, che guida la manifestazione, propone l'unico testo teatrale, del '48, mai rappresentato in Italia, dell'86enne romanziere e saggista francese Julien Gracq, II re pescatore, adattamento e regia di Krzysztof Zanussi, traduzione di Annuska Palme Sanavio, scene e costumi di Aldo Buti.
L'opera è l'ennesima elaborazione del mito medioevale di Perceval, l'eroe puro, il cavaliere errante che si lancia, con l'entusiasmo della gioventù e dell'innocenza, alla ricerca del sacro Graal, oggetto divino e magico, la cui valenza simbolica non può essere colta appieno se si separano le due linee di forza che in esso si riuniscono: il sacrificio del Golgota e l'iniziazione druidica. Così il viaggio di Perceval alla ricerca della sacra coppa è itinerario catartico e al tempo stesso iniziatico.
Gracq ama definire i miti medioevali «storie aperte» che parlano, cioè, di tentazioni permanenti e ricompensate, non di punizioni gratuite. La tentazione di Perceval è quella del «possesso divino quaggiù», e quello che l'autore ama mostrare non è il raggiungimento della meta, ma la «ricerca» che diventa così essenza e vera ragione dell'esistenza dell'eroe. Alla corte tenebrosa del re pescatore Anfortas (Giulio Brogi), dalla cui ferita originata dal peccato sgorga in continuazione sangue corrotto, il giovane Perceval (Vincenzo Bocciarelli), spinto dalla bella Kundry (Ludovica Tinghi), dopo essere stato invano esortato dal vecchio eremita (Riccardo Garrone) a non lasciarsi trascinare in folli sogni di gloria, incontrerà in una notte di magia e di mistero il Graal.
Il regista, dopo aver ampiamente sfoltito il ponderoso testo, per superarne la predominante letterarietà, ha cercato ogni forma di spettacolarizzazione, utilizzando la bella piazza del Duomo come un grande set cinematografico sul quale Perceval arriva a cavallo. Torce, lotte di cavalieri tra gli alberi, bracieri che ardono, fumi, una bimba che da una lontana finestra canta il «Dies irae» avvolgono lo spettatore rendendolo il centro dell'eterna favola dell'uomo alla ricerca della sua verità.
Guidati dalla regia lucida di Zanussi, i tanti attori hanno dati buona prova. Intensa, carica di toni, sfumature e intenzioni, l'eccellente interpretazione di Giulio Brogi. Con bravura Riccardo Garrone disegna la saggezza dell'eremita e il suo smarrimento di fronte alla determinazione dell'innocenza di Perceval. Bella rivelazione Vincenzo Bocciarelli, smarrito e spaventato, impetuoso ed entusiasta come la gioventù del suo eroe impone. Dolce e di delicata mestizia la Kundry di Ludovica Tinghi. Lo spettacolo, in scena fino al 24, ha raccolto un caloroso consenso.
MAGDA POLI, Il Corriere della Sera 21 luglio 1996
|