“La testa del Profeta” di Elena Bono
Un dramma per riflettere
Ferdinando Castelli S.J.
Quando ci si immerge nella lettura delle opere di Elena Bono si avverte l’atmosfera della grande letteratura,cioè dello scontro tra il bene e il male,la vita e la morte, la libertà e la responsabilità ,Dio e il nulla. L’uomo si scontra con le domande radicali sulle quali si gioca il suo destino. E alcuni nomi rimbalzano subito alla mente: Euripide,Sofocle (di cui lei ha tradotto Edipo a Colono,Edipo Re e Antigone),Dostoevskij,Gertrud von Le Fort. Sulla scia di questi classici,la Bono accosta i suoi personaggi con singolare introspezione psicologica e pietà cristiana,li ascolta,li scruta,li insegue nelle tortuosità della loro anima e delle loro scelte. Ne viene fuori una galleria di gente dall’anima ferita,che urla il suo dolore,sgomenta del suo destino,sollecitata dal richiamo del nulla e della speranza…
Tra i pregi più notevoli del romanzo è la caratterizzazione dei personaggi. Ognuno si presenta con i tratti – di temperamento,di ruolo,di mentalità – che lo contraddistinguono,ne determinano il comportamento e le scelte. L’autrice li segue,ne sottolinea le espressioni e ne indica gli sviluppi. In tal modo l’azione drammatica si snoda in una sequenza di scene che rivelano una logica fatalità…
Quattro sono le idee di fondo su cui è costruito il dramma. Innanzitutto esso ci presenta la condizione dell’uomo naturale,abbandonato a se stesso. In questo senso può dirsi una illustrazione del testo biblico:”Un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso” (Salmo 63). Alla Bibbia fa eco Pascal: “Come è insondabile il cuore dell’uomo e come è pieno di lordure” (Pensèes,Brunscieg,Paris,Hachette,1922,pag 143). Erodiade ed Erode,come li presenta Elena Bono,a suo avviso senza tradire la storia,lasciano perplessi. A questa depravazione arriva l’animo umano? E si avverte il bisogno di redenzione.
Secondariamente il dramma ci mostra come,anche in un uomo depravato, esistano angoli di bontà e nostalgia di innocenza. Ciò ci ridice che l’uomo viator è un esiliato che ricorda la patria. Interzo luogo La testa del profeta enuncia il machiavellismo nell’interpretazione deteriore datane da alcuni e riassunta nell’aforisma: il fine giustifica i mezzi. Questa ideologia politica deturpa la storia, avvilisce il senso dell’autorità ,calpesta la dignità dei cittadini,fomenta le rivoluzioni. L’ultima idea di fondo riecheggia la rivelazione cristiana: Dio non abbandona quanti lo cercano; Dio opera nella storia anche se in maniera che sfugge alla nostra intelligenza. In Cristo la sofferenza è redenta,la morte sconfina nella vita: seguirlo significa accettare una “agonia che non finisce” ma sfocia nella vita…
Con La testa del profeta di Elena Bono il teatro acquista dignità classica,si conferma specchio di vita,permette di approfondire i dilemmi della condizione umana,addita approdi benefici e salvifici. Si offre anche come espressione di attualità poiché l’uomo,nelle sue componenti fondamentali,è sempre lo stesso,e la storia si ripete….
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