TI-JEAN E ISUOI FRATELLI
La vicenda. Ti-Jean e i suoi fratelli è una favola in cui gli animali parlano con gli uomini ed intervengono commentando la loro avventura e seguendo la loro impresa attraverso la foresta misteriosa. Una favola moraleggiante che canta il trionfo delle forze buone su quelle cattive e, più precisamente, la vittoria dell'innocente sul maligno che abita nei più oscuri recessi della selva profonda. Il tema in qualche modo si riallaccia alla novellistica d'area mediterranea (con nuclei medioevali verosimilmente importati dai "conquistatores"); ma qui è sviluppato con i colori e i suoni legati alla tradizione e al folklore dei Caraibi: il testo risulta una poesia di vivace coralità, un quadro iridescente e carico di suggestioni originali. La vecchia madre manda allo sbaraglio i suoi tre figli che accettano la sfida del "Piantatore" (il diavolo). Gros-Jean (Giannettone), dotato di forza ma privo di cervello, soccombe: Mi-Jean (Giannetto), che ha la sicurezza dei saccenti, non ha una fine diversa. Ti-Jean (Giannettino), più accorto di tutti nella sua limpida innocenza, riesce a giocare il temibile avversario e, secondo la scommessa, riporta in vita i fratelli assicurando a tutti libertà e benessere. Dio ha fatto in modo - cosi conclude la rana - che il chiarore della luna illuminasse il sentiero dei viandanti indicando il cammino attraverso il bosco ombroso della vita.
Rappresentato per la prima volta a Trinidad nel Little Carib Theatre nel 1958 (l'autore aveva allora 28anni), viene proposto in prima europea a San Miniato con la regia di Sylvano Bussotti che introduce nel lavoro gli inserti musicali dell'edizione originale.
Una fiaba drammatica. Fiaba drammatica: una versione teatrale della fiaba, racconto fantastico in cui predomina l'elemento magico. Tra i primi esempi del genere è Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare. Carlo Gozzi unì la suggestione della fiaba ai toni burleschi della commedia d'arte; i romantici, soprattutto in Germania ne fecero veicolo di dibattito letterario. (Da l'Enciclopedia sinottica De Agostini, 1991)
In una delle quattro note indicate per il teatro dello spirito, nel fissare i criteri di scelta di un lavoro teatrale fu anticipata la possibilità di questa conversione alla fiaba: e, tuttavia, il suo genere non si colloca necessariamente in quello del dramma ingrigito dai toni foschi e cupi della tragedia; potrebbe presentarsi nella levità di una fiaba...
Una novella che ripete il mirabolante viaggio di un'anguilla. Dai corsi d'acqua dolce dell'Europa, ai Caraibi. Sotto molti aspetti Ti-Jean sembra riallacciarsi a temi classici della novellistica toscana. Il piccolo, intraprendente ragazzo che non sa dove sta di casa la paura, e sconfigge l'orco, il lupo mannaro e lo stesso diavolo (con chiara ascendenza a David, l'ultimo dei figli di Jesse, che abbatte Golia) è motivo ricorrente anche nella novella nostrana. Esistono simmetrie evidenti in racconti popolari radicati in tradizioni remote. Ipotesi fin troppo suggestiva per essere accettata senza verifica. Ma come è vero che l'anguilla discende dalle correnti dell'Arno per andare a impinguarsi nelle alghe grasse e salate del Golfo dei Sargassi per poi ritornare alle foci di partenza, così la forza del racconto raccontato è ancora più espansivo perché viaggia con l'uomo che lo porta con sé e lo diffonde, quasi a sua insaputa dovunque approda la sua avventura.
La Domenica 18 luglio 1993
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