Due esempi riusciti di "teatro della fede"
Gli spettacoli dell'estate ripropongono solitamente grandi classici, Shakespeare in testa, escursioni comiche talvolta divertenti, saggi azzardosi o, profittando degli spazi all'aperto, messinscene imponenti. Ma si è dato e si da anche il caso di un repertorio dello spirito, drammi di ispirazione cristiana, poetici messaggi di fede, come avviene puntualmente, da oltre cinquantanni, alla Festa del Teatro di San Miniato, dove tra i molti autori rappresentati, sia pure secondo scelte talora fortunose, figurano gli ultimi "grandi" del Novecento: da Thomas S. Eliot a Diego Fabbri, da Graham Greene ad Henry Ghéon, da Paul Claudel a Karol Woityla... Quest'anno, nell'altissima interpretazione di Franco Graziosi e Renato De Carmine, con la regia di Giovanni Maria Tenti, era in programma l'adattamento di un romanzo, il Bartolomeo de Las Casas di Reinhold Schneider. Analogamente, da un romanzo di Anatole France, La rivolta degli angeli, è stato tratto lo spettacolo presentato nel sorprendente scenario naturale delle cave di Fantiano a Grottaglie (Taranto), sede da cinque anni di un Festival aperto alla ricerca di un "teatro della fede".
Il romanzo di Schneider, nella riduzione di Roberto Mussapi, racconta di quel Bartolomeo de Las Casas che, compagno di viaggio di Cristoforo Colombo, si fece domenicano e combattè per la libertà degli indigeni, fino allo storico incontro con Carlo V da cui ottenne il sostegno per il suo apostolato. Il romanzo di Anatole France, messo in scena da Alfredo Traversa con la partecipazione di un gruppo popolare locale, è la fantasiosa avventura dell'Angelo custode di un giovane gentiluomo che, ribellatosi a Dio, a Dio tornerà con la consapevolezza di un amore profondo.
Dei due spettacoli non diremo di più, anche perché non hanno avuto né avranno - come al contrario sarebbe stato opportuno - un seguito di repliche; ed è questo un primo motivo di polemica e di critica, da parte nostra, sull'organizzazione e le strutture del teatro italiano; quel che poi soprattutto ci allarma è la crisi della drammaturgia sacra, una crisi cui si cerca tanto disperatamente quanto inutilmente di rimediare ricorrendo alla narrativa.
Carlo Maria Pensa, Letture, Milano, ottobre 2003
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