San Miniato è il luogo d'elezione naturale per allestire Il custode dell'acqua. La spiritualità del luogo, che da anni ha un suo punto di forza nella festa del Teatro, la sua vocazione al dialogo, ben si sposano con le tematiche e il messaggio del testo teatrale tratto dal romanzo di Franco Scaglia SuperCampiello 2002 (E' mai possibile raggiungere la pace, in una terra divisa e devastata da una guerra interminabile?).
San Miniato, quindi città della pace, come l'autore de Il custode dell'acqua auspica possa accadere a Gerusalemme.
Questo spettacolo è un omaggio anche a una comunità che da anni, attraverso la sua Festa del Teatro (organizzata dalla Fondazione Istituto del Dramma di San Miniato fin dal 1947), contribuisce alla diffusione di una cultura per la riconciliazione fra i popoli promuovendo la tensione spirituale di ogni essere umano verso la ricerca dell'Assoluto. Ricerca purtroppo offuscata dai troppi miraggi generati da una società sempre più orientata al consumo e al benessere individuale.
Il custode dell'acqua è l'affresco complesso di una realtà alla quale, il protagonista attraverso le sue domande, o forse attraverso la domanda più grande (Quando tutte le sofferenze di oggi troveranno fine?) cerca e trova la forza e la determinazione di "provare a cambiare questo mondo per renderlo un po' più simile a quello di Dio" ...
Il percorso che padre Matteo (il protagonista) compie è un percorso di iniziazione, con la costante preoccupazione dell'uomo di fede di trovare la strada perché mondi che non comunicano più fra loro tornino a parlarsi e a vivere insieme pacificamente.
Il custode dell'acqua diventa quindi emblematicamente, la storia di tutti quegli uomini "di buona volontà" che concorrono a un processo di pace, cercando di rendere migliore il futuro di un'umanità inquieta e divisa fra il desiderio del sacro e una materialità che sempre più mortifica l'uomo di oggi.
Marizio Panici
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