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La recensione sull'Avvenire del 7 aprile 2010
 

Quando, nel 1954, Orazio Costa propose a Paolo Grassi di portare in scena Processo a Ges�, la risposta non si fece attendere molto. Il socialista Grassi, l'inventore del �teatro pubblico� in Italia, non mostr� alcuna esitazione tanto da accettarne non solo la realizzazione, ma anche l'enorme impegno economico. Qualcuno accus�, allora, il direttore del Piccolo di tatticismi e compromesso. In verit�, si tratt� di una grande prova di coraggio ma soprattutto di libert�, in un momento in cui la drammaturgia d'ispirazione religiosa andava cercando nuovi adepti, capaci non dico di opporsi, ma di mettersi in dialettica con il teatro epico ed esistenzialista che imperversava in quegli anni. Al Piccolo non era ancora arrivato Brecht, si diceva per motivi censori. Ma farlo anticipare da Fabbri fu, per alcuni, la grande idea di Grassi, visto che l'anno successivo Strehler rappresenter� L'opera da tre soldi. Nel marzo del 1955, Processo a Ges� realizz� il pi� grande successo del Piccolo Teatro, collezionando esauriti e record d'incassi tanto che, quasi contemporaneamente, il testo fu rappresentato in quasi tutti i maggiori teatri tedeschi, a Vienna, Madrid, Buenos Aires, Londra, Montevideo, in Brasile, negli Stati Uniti, in Svezia. Tra il 1955 e il 1960, il cattolico Diego Fabbri divenne improvvisamente l'autore teatrale pi� famoso al mondo, ripetendo il clamoroso successo de I sei personaggi in cerca d'autore di Pirandello al quale, per certi versi, Processo a Ges� s'ispirava pi� nella struttura che nell'ideologia, giacch�, mentre l'autore agrigentino relativizzava la ricerca della verit�, Fabbri ne cercava l'assolutezza, nel senso che i suoi personaggi non andavano in cerca di una verit� apparente quanto di una verit� suprema senza la quale tutto sarebbe apparso fragile e caduco. � l'assoluto morale, pi� che ideale, quello che nasce dai dubbi e dalle inquietudini, e che interessa a Fabbri, anche a costo di sottoporlo a metodi inquisitori o a processi morali. Del resto Fabbri, tra il 1946 e il 1955, aveva avuto ampi riconoscimenti con testi come Inquisizione (1950, premio della Presidenza del Consiglio) e ottenuto grandi successi con Il seduttore (1951), rappresentato al Festival di Venezia con la regia di Luchino Visconti, con Processo di famiglia (1953), e infine con La bugiarda (1954), realizzata dalla Compagnia dei Giovani. Prima di Processo a Ges�, quindi, Diego Fabbri era gi� un autore affermato e lo sar� anche in seguito, giacch� rimarr� presente sulla scena italiana fino alla scomparsa, avvenuta il 14 agosto del 1980. Mi sembra, pertanto, giusto che il Festival di San Miniato lo ricordi nel trentennale della sua morte con l'opera pi� significativa ed innovativa del teatro degli anni Cinquanta.

Perch� innovativa? Perch� Fabbri non solo fu l'inventore del �Teatro dei Processi morali�, ma fu anche un anticipatore di quel �Teatro documento� che, nel 1968, rappresent� uno dei momenti pi� rilevanti della scena italiana ed europea: quella che port� in scena il tema della responsabilit� della scienza dopo lo sgancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Fu ancora il Piccolo Teatro ad aprire un ampio dibattito sulla scienza, con la realizzazione del Galileo di Brecht, de Il caso Oppenheimer di Kipphardt, di Duecentomila e uno di Salvato Cappelli, cos� come aveva aperto un ampio dibattito sulla figura di Ges� e sulla posizione degli ebrei e dei cattolici, oltre che sull'Ambiguit� cristiana. Una delle sue riflessioni raccolta nel volume omonimo mi sembra alquanto emblematica: �� forse maturo il tempo perch� la cristianit�, la religione dell'amore, torni ad avere, dopo secoli, un grande teatro. Una comunit� come la cristiana, intimamente partecipe di quella smisurata realt� drammatica, indicibilmente e socialmente progressiva, che � la vita del corpo mistico di Cristo, non pu� non ambire ad un suo grande inconfondibile teatro�. Processo a Ges� fu il testo premonitore di una riscossa, quella che, ponendo Cristo come vittima espiatoria, incarn� il bisogno degli umili, dei sofferenti e di tutti coloro che hanno bisogno di lui, del suo amore, senza il quale il mondo continuerebbe a essere un luogo infernale. Dobbiamo, dunque, a Diego Fabbri l'invenzione di un teatro catartico, capace di sublimare la solidariet� e di legare al Cielo la Terra dei peccatori. Il processo si conclude con l'assoluzione di Ges�, da parte degli ebrei, nella quale risultava implicita la potenza della sua giustizia e il bisogno di speranza che c'� nell'uomo. Sar� proprio la speranza l'ultima battuta detta dal Maestro ne I promessi sposi alla prova di Giovanni Testori, andato in scena con la regia di Andr�e Ruth Shammah nel gennaio del 1984.

SAN MINIATO Festa tra film e palco iunge quest'anno alla 54� edizione e pu� fregiarsi del titolo di Festival teatrale pi� antico d'Italia. In questo 2010 la Festa del Teatro a San Miniato (Pi) si concentra sulla figura e l'opera di Diego Fabbri a 30 anni dalla morte. Per questo motivo il Festival dedica ampio spazio al grande drammaturgo romagnolo. Tra i vari appuntamenti si segnalano Processo a Ges�per la regia di Maurizio Panici, in scena dal 15 al 19 luglio in piazza Duomo. Il 26 e 27 luglio si tiene Il Prato(regia di Salvatore Ciulla), con la partecipazione di Clauda Koll. Inoltre, dall'8 al 14 luglio, si tiene una rassegna cinematografica su Diego Fabbri e il cinema(Palazzo Grifoni). Il 15 luglio, infine, un convegno su �L'opera teatrale di Diego Fabbri� con Graziella Corsinovi, Benedetta Fabbri, Enrico Grappoli.

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